Insonnia un male sociale
Chi non ha sperimentato almeno per un breve periodo l’insonnia? Non riuscire a prendere sonno, svegliarsi nel cuore della notte senza apparente motivo o avere risvegli prematuri nelle prime ore del mattino, è una condizione che ha molto spesso a che fare con i nostri pensieri, o meglio con quelli che vengono comunemente chiamati cattivi pensieri. Idee intrusive disfunzionali su cui la nostra mente indugia a lungo senza trovare un equilibrio, una soluzione che metta d’accordo le nostre aspettative con l’ansia dovuta all’incertezza su quel che accadrà.
L’insonnia a breve termine è comune, interessa cica il 30% della popolazione (il 50% degli over 50) e ha molte cause come stress, viaggi, età (giovani e anziani sono più predisposti), cattive abitudini, alcune cause fisiologiche ma anche di genere (sembra che le donne ne soffrano di più) mentre la mancanza di sonno determina alcune conseguenze diurne negative che vanno dal cattivo umore, all’irritabilità sino a giungere a difficoltà cognitive ed eccessiva sonnolenza durante il giorno (Devoto & Violani, 2010) che possono avere effetti spiacevoli sul lavoro, sulla vita sociale e familiare.
Sappiamo inoltre che l’insonnia può essere un disturbo occasionale e transitorio, oppure persistere con conseguenze anche gravi. I problemi del sonno possono inoltre essere secondari a una malattia medica come l’apnea notturna o ad una o più una condizioni di salute mentale, come ad esempio il disturbo bipolare, il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), il disturbo post traumatico da stress (PTSD) o la depressione.
Il ciclo ricorsivo negativo che genera l’assenza di sonno incide sullo stress o sulla nostra pressione sanguigna, che tendono ad aumentare peggiorando il nostro quadro clinico. Secondo una ricerca del CNR circa il 10% degli italiani dichiara di usare o aver fatto uso di sonniferi, mentre si stima che negli ultimi cinquanta anni si sia riscontrata una diminuzione costante delle ore di sonno giornaliere: rispetto alla metà del secolo scorso noi dormiamo anche 2 ore in meno a notte. Il fenomeno si fa allarmante per i nostri adolescenti che tra chat, videogiochi e l’abitudine all’assunzione di bibite energizzanti lamentano l’insonnia come un disturbo in crescita esponenziale.
Dormire male ci porta a pensare male e a costruire riflessioni paranoiche, spesso irrealistiche, che condizionano il nostro controllo delle facoltà cognitive e delle emozioni, ciò può rovinare le nostre relazioni sociali, a scuola come a lavoro e nella vita in famiglia (Meyers et al, 2011). Dunque, nell’ambito delle strategie che mettiamo in campo per migliorare e mantenere il nostro benessere, è importante che ciascuno di noi rivolga un’attenzione particolare al proprio sonno.
Una corretta igiene del sonno è fondamentale: impariamo ad evitare di utilizzare smartphone e tablet nelle ore immediatamente precedenti al sonno, perché gli schermi luminosi incidono sul nostro ciclo circadiano (Grover et al, 2016); evitiamo di bere alcolici, quest’ultima è una credenza abbastanza diffusa, ma uno studio giapponese ha confermato che l’alcol può provocare insonnia e soprattutto privare delle sue principali funzioni lo stato di riposo (Sagawa et al., 2011); stiamo attenti a non assumere troppa caffeina o sostanze psicoattive in generale. Cerchiamo invece di seguire una buona dieta, uscire all’aria aperta, dormire in un ambiente con la giusta temperatura, la giusta luce e il giusto silenzio.
Facciamoci aiutare se non riusciamo ad ottenere risultati da soli, magari apprendiamo le efficaci tecniche di rilassamento che nascono dall’Oriente, ma, soprattutto, ora che la preghierina della buona notte è caduta in disuso, almeno nel momento in cui ci congediamo per un poco dalla nostra coscienza attiva, ricacciamo i pensieri cattivi e abituiamoci invece ad avere buoni pensieri.
Dott.ssa Roberta Costantini – PSICOLOGA